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Commenti al testo di Mariano Bonato
Amore mio

Sei nella sezione Commenti
 

 Laura Turra - 06/01/2017 07:40:00 [ leggi altri commenti di Laura Turra » ]

Splendido spunto poetico. Il testo di Mariano, la rivisitazione di L’Arbalète, il commento stesso che ne ha fatto: tutto diventa patrimonio per me. Concordo su tutto.

"Che cosa scriverò
oggi, domani, dopodomani?
Parole di luce
righe di pianto
pagine di inquietudine?
Qualsiasi cosa ma che sia mia ..."

Cioè qualcosa che esca da una passione, da ciò che è vita in noi e se qualcuno riconosce questo qualcosa come "corrispondente d’anima" per sé tanto da metterci del suo, ben venga.
Mariano, grazie dei tuoi versi.

 L’Arbalète - 05/01/2017 22:24:00 [ leggi altri commenti di L’Arbalète » ]

"La nuvola lassù,
Amore mio,
mi sussurrasse il vento
- o forse Dio? -
che pure tu la guardi.
Annuvolata gioia d’Universo."

Scusa, Mariano Bonato, se la tua l’ho fatta mia poesia, con o senza editing & editors. E mi ha pompato sangue nel cuore.
C’è forse più bisogno di camere di rianimazione per la sincerità dell’ascolto, che di editors per i poeti del non dirsi.
Io, per quel che può contare, l’ho sentita e la vivo tale e quale, la tua poesia.

Giorni fa, tentai di commentare una fantastica recensione di Giorgio Mancinelli su un film uscito da poco tempo su Thomas Wolfe e il suo geniale editor. Mi fallì lo smartphone al compimento e così rinviai i miei complimenti.
Leggi, mio caro poeta di questa poesia, la "Storia di un Romanzo" di Thomas Wolfe.
Mi sento orfano delle sue migliaia di inutili, ridondanti, cassate come imperfette, pagine d’anima straripante strazio di gioia.

Per il resto sono il primo a mettermi a tua disposizione per editare i miei testi.

Eppure non so, manco per sogno, che poesia tu sia, come tu non sai qual sia la mia. Ma la poesia è di tutti.
Facciamone dunque finalmente qualcosa d’oggettivo immaginandoci il gran maggior destino di un Montale, se per editor avesse avuto Ungaretti.
In realtà penso al poco Dino Campana che ho tradotto in questi anni, in virtù del fatto che persi, a tempo debito, l’appuntamento col destino con un testimone familiare trasferito nella mia città.

Ricordo... che per le brevi nebbie marine...

Ma questo lo dico ad altro vento...

Scusa per i miei deliri, forse io ubriaco.
Ma la tua poesia l’ho per me riconosciuta come perfetta d’anima nell’imperfetta nostalgia del non dirsi dire come del dire del non dirsi.
E buonanotte!
Qui tuoni e lampi e freddo e pioggia a dirotto.
E lei assente, tace.